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{"id":29,"date":"2017-09-03T11:22:48","date_gmt":"2017-09-03T09:22:48","guid":{"rendered":"https:\/\/www.piediluco.info\/?page_id=29"},"modified":"2017-11-21T13:59:29","modified_gmt":"2017-11-21T12:59:29","slug":"toponomastica-storica","status":"publish","type":"page","link":"https:\/\/www.piediluco.info\/toponomastica-storica\/","title":{"rendered":"Toponomastica Storica"},"content":{"rendered":"

Toponomastica Storica<\/p>\n

Toponomastica storica di Walter Mazzilli
Dal sito web ><\/a><\/p>\n

Introduzione<\/p>\n

Con le pubblicazioni “Per la chiesa di S. Maria del Colle” (Terni, 1991) e “La Giostra [Il presente saggio \u00e8 parte di un lavoro pi\u00f9 ampio di prossima pubblicazione.] (Terni, 1992) abbiamo ricomposto altre due tessere di un mosaico, che ha come soggetto il microcosmo di Piediluco [Per le notizie sulle due pubblicazioni citate vd.<\/p>\n

“Memoria Storica”, n. 4, 1944, pp. 139 sg.]. Oggi, non intendiamo parlare di distruzioni materiali, ma di qualcos’altro: certo pi\u00f9 profondo, sebbene impalpabile; pi\u00f9 concreto, sebbene sfuggente. Vogliamo parlare di toponomastica, dei nomi di luoghi, di monti, di colli, di valli, di strade, di casali, di corsi d’acqua. Se ci rivolgiamo alle carte redatte dal comune di Terni, vedremo che il territorio di Piediluco \u00e8 ripartito in otto vocaboli.<\/p>\n

Nulla di pi\u00f9 falso! E, non solo perch\u00e8 le sedimentazioni di una cultura millenaria hanno lasciato una ricca documentazione nelle carte d’archivio, negli antichi catasti, nello Statuto comunale, ma anche perch\u00e8 il sapere degli anziani non accetta mutilazioni. Noi ci proponiamo di continuare nell’impresa di “restauro” della memoria storica di una comunit\u00e0, che ha subito profonde trasformazioni indotte dai processi di modernizzazione e che, particolarmente tra le nuove generazioni, \u00e8 esposta a fenomeni di smarrimento dell’identit\u00e0 collettiva.<\/p>\n

L’invito, che si vuole fare, \u00e8 di tornare ad osservare il territorio con l’occhio “acculturato” di chi sa “riconoscere” i luoghi, chiamandoli per nome. I toponomi rappresentano come dei relitti alluvionali. Se proviamo ad interrogarli, restituendogli quella ricchezza di contenuti che la polvere dei secoli tende ad occultare, ci daranno informazioni di geografia, di botanica, di idraulica, di divisioni amministrative, di archeologia, di religione, di lingue e dialetti.<\/p>\n

Ma, per ottenere informazioni bisogna saperli interrogare. Non \u00e8 un’impresa dilettantesca. \u00c8 richiesto uno scavo lungo e paziente; una verifica attenta delle fonti scritte ed orali. In pi\u00f9, necessita una vigile attenzione per non cadere nelle trappole tese da notai, segretari comunali, malaccorti eruditi che sono incorsi in grossolani errori.<\/p>\n

Talora, la stessa memoria collettiva pu\u00f2 ingannare, perch\u00e8 sono scomparsi i contadini, i braccianti, i pastori che avevano un rapporto ombelicale con il territorio. Per quanto concerne le fonti, ci siamo avvalsi della consultazione dell’originale dello Statuto del Comune di Piediluco del 1417 e dell’edizione volgarizzata dello Statuto della fine del 1500, del catasto del 1611 (parte), dei catasti del 1658, del 1677, del 1748, del 1783, del 1834, del 1859; di relazioni sullo stato patrimoniale delle chiese e del convento francescano; del testamento di Matteo Palmari, sacerdote di Piediluco, redatto nel 1701; dell’inventario dei fondi rustici della parrocchia del 1880; per la toponomastica urbana, del registro dell’anagrafe antica; dei catasti di Miranda e delle mappe catastali di Buonacquisto e di Castel di Lago per verifiche relative a zone di confine; per la cartografia, abbiamo consultato le mappe catastali del comune di Piediluco del 1819 e del 1859; l’ortofotocarta della Regione dell’Umbria; la carta dell’I.G.M.; le piante delle propriet\u00e0 del Dominio Collettivo di Piediluco, redatte dal guardaboschi Albano Crisostomi, nel 1986; per la bibliografia, abbiamo, tra gli altri, consultato gli atti del I\u00b0 e del II\u00b0 Convegno dell’Atlante Linguistico dei laghi Italiani; le monografie “Il lago di Piediluco” di N. Ugoccioni, e “il lago di Piediluco e il suo bacino” di R. Riccardi; la “Toponomastica Italiana” di G.B. Pellegrini; i Quaderni della regione dell’Umbria: “La flora: alberi e arbusti” ed “I nomi di luogo in Umbria”; il “Dizionario etimologico della lingua italiana” di Carlo Battisti; l'”Avviamento alla etimologia italiana” ed il “Vocabolario illustrato della lingua italiana” di G. Devoto-G. Coli; il “Dizionario della lingua latina” di F. Calonghi; e “Piediluco, i Trinci e lo statuto del 1417”, a cura di M. Grazia Nico Ottaviani; per le informazioni relative alle chiese abbiamo consultato i verbali delle Visite Pastorali e la “Descrizione delle chiese di Piediluco” redatta dall’arciprete Flavio Crisostomi nel 1727.<\/p>\n

C’\u00e8, infine, da sottolineare che il catasto del 1859 \u00e8 quello che contiene una gran copia di errori; e che non si registra una puntuale corrispondenza tra dati catastali e le carte dell’I.G.M. Per quanto riguarda il metodo, abbiamo selezionato i toponimi considerando la frequenza, ossia il ripetersi dello stesso nome nelle fonti scritte o orali. A tal fine, si \u00e8 scelto di incrociare i dati raccolti con l’intento di riproporre la mappa toponomastica del territorio.<\/p>\n

Invece, nel glossario sono presentati tutti i nomi documentati nelle fonti scritte, gran parte dei quali sono divenuti estranei alla memoria collettiva. Infine, con l’ausilio delle fonti orali si \u00e8 tentato di fornire una rappresentazione della micro-toponomastica lacustre. Per quanto concerne l’ordinamento, i toponimi potevano distribuirsi secondo note categorie classificatorie:<\/p>\n

    \n
  1. Antroponimi, derivanti da nomi di persone;<\/li>\n
  2. Zootoponimi, derivanti da nomi di animali;<\/li>\n
  3. Fitotoponimi, derivanti da nomi di piante;<\/li>\n
  4. Nomi di varia origine;<\/li>\n
  5. Nomi di origine ignota o incerta, ecc..<\/li>\n<\/ol>\n

    Per rendere pi\u00f9 interessante il testo, abbiamo scelto la forma dell’itinerario e dell’accorpamento dei dati in tre settori, assecondando la ripartizione adottata dal catasto moderno:<\/p>\n

      \n
    1. Mappa Colle Santo (da voc. Mazzelvetta fino a voc. Agnese);<\/li>\n
    2. Centro Storico;<\/li>\n
    3. Mappa Piediluco (dal braccio di Cornello fino al Canalone);<\/li>\n<\/ol>\n

      In coda, si \u00e8 posto il Glossario e la Micro-toponomastica lacustre.<\/p>\n

      Con la ricerca abbiamo tentato di cogliere l’origine dei toponimi ed il loro significato, nell’intento di invitare il Comune di Terni e la Circoscrizione “Velino” a restituire l’identit\u00e0 a siti “anonimi” ed a correggere errate attribuzioni, riproponendo i nomi che la storia e la cultura del luogo hanno prodotto.<\/p>\n

      Molti, anche tra i residenti, apprenderanno che il paese si chiama cos\u00ec, perch\u00e8 si \u00e8 sviluppato ai piedi del monte Luco, che i nativi conoscono come monte la Rocca; e che il monte che si erge dirimpetto all’abitato, comunemente detto montagna dell’Eco, ha il nome di monte Caperno; oppure che tanti ruderi senza volto corrispondono ai resti delle chiese di S. Ermete, di S. Francesco da Paola, di S. Luigi Gonzaga, o che voc. “i Quadri” non si denomina cos\u00ec per la presenza di quei tabelloni pubblicitari che ricordavo dai tempi dell’infanzia, bens\u00ec da un’antica unit\u00e0 di misura di superficie.<\/p>\n

      Infine, a m\u00f2 di conclusione, vorrei di nuovo rispondere alla domanda, che pi\u00f9 volte mi \u00e8 stata posta: “A cosa serve mangiare tanta polvere d’archivio”? Non di certo ad ingrassare. Ed \u00e8 proprio questo che lo scettico materialista non comprende.<\/p>\n

      Saremmo, invece, soddisfatti se si riuscisse a cancellare tanti vandalismi ed a ripristinare la toponomastica storica. E, comunque, la conoscenza fa premio a se stessa. Perch\u00e8 se una comunit\u00e0 smarrisse l’identit\u00e0 culturale e recidesse le proprie radici, perderebbe con la conoscenza del passato anche la possibilit\u00e0 di progettare il futuro.<\/p>\n

      Allora, non resterebbe che quella massa ottusa ed egoista, descritta da Tocqueville: “Vedo una folla innumerevole di uomini simili ed uguali che non fanno che ruotare su se stessi, per procurarsi piccoli e volgari piaceri con cui saziano il loro animo.<\/p>\n

      Ciascuno di questi uomini vive per conto suo ed \u00e8 estraneo al destino di tutti gli altri: i figli e gli amici costituiscono per lui tutta la razza umana; quanto al resto dei concittadini, egli vive al loro fianco ma non li vede; li tocca ma non li sente; non esiste che in se stesso e per se stesso”.<\/p>\n

      La partita \u00e8 ancora aperta [Si ringrazia per la gentile collaborazione l’Archivio di Stato di Terni, la Biblioteca Jacobilli di Foligno, la Biblioteca Comunale di Terni, la Circoscrizione Velino, l’Archivio Storico del Comune di Terni, l’Archivio di Stato di Roma, la Biblioteca Nazionale di Roma, l’Archivio della Diocesi di Terni e, tra i nostri cortesi informatori, Walter Zagaglioni, Giuseppe Marini, Italo Di Patrizi detto Carluccio e lo scomparso Albano Crisostomi.]<\/p>\n

      Mappa Colle Santo<\/p>\n

      – Voc. la Forca, dal latino “furca”, “biforcazione o passo di monte”. Formulazione abbreviata che sta per Forca di S. Ermete, o Forca di Piediluco, o Forca dell’Arrone; dagli anziani detta di S. Termine.<\/p>\n

      In passato, sulla linea di confine tra Arrone e Piediluco sorgeva una garitta della quale non risulta traccia, ma che \u00e8 ricordata allo stato di rudere da Giuseppe Marini, nostro informatore. In questo sito doveva esercitarsi l’uffico della gabella, come testimoniano i toponimi Forca daziaria presente nel catasto del 1748 e via della Dugana vecchia, presente nell’inventario dei beni del convento francescano, redatto in data 1\/2\/1729, allorch\u00e8 il Comune di Piediluco ne acquis\u00ec la propriet\u00e0, corrispondendo alla S. Fabbrica di S. Pietro 325 scudi. – Strada della Forca, che da casa d’Eusebio conduce alla Forca. – Voc. S. Ermete, prende nome dalla chiesa omonima.<\/p>\n

      Dalla visita pastorale del 1573, effettuata da Mons. Camagliani, si evince che il beneficio semplice di S. Ermete dipendeva dalla Gerosolimitana Commenda di S. Lucia di Perugia. Nell’elenco delle decime della diocesi di Terni, relative agli anni 1275-1280, \u00e8 indicato il convento di S. Ermete, insieme alle chiese di S. Maria, di S. Stefano e di S. Adriano. L’edificio, gi\u00e0 dei Cavalieri di Malta, si trova allo stato di rudere. Il vocabolo \u00e8 detto di S. Termine, essendosi operata una sintesi tra il nome del santo, che d\u00e0 il nome alla forca, al vocabolo, alla chiesa, ed il termine, ossia il confine storico tra il comune di Piediluco e quello di Arrone, ove le strade si incontrano in un crocevia.<\/p>\n

      Nel mondo greco-romano si esponevano le erme, (immagini scolpite del dio “Herm\u00e8s-Mercurio”, poste sopra colonne squadrate, con un fallo in erezione in posizione evidente) presso l’entrata della casa, i crocicchi ed i confini. Nel catasto del 1748 viene segnalato il voc. l’Immagine posto lungo la Strada Romana, nei pressi della chiesa di S. Ermete. \u00c8 da sottolineare che questo vocabolo \u00e8 di interesse archeologico, in quanto si \u00e8 avuta notizia di relativamente recenti ritrovamenti di monete romane, di pietre lavorate, di reperti di opere scultoree e di materiali preistorici. – Voc. Monte Lupo, dal latino “lupus”.<\/p>\n

      Lo zootoponimo \u00e8 riferito al monte che corre da voc. S. Ermete, oltre la villa Franchetti, fino al bivio per Colle S. Angelo; mentre la costa soprastante la fonte del Ficarone \u00e8 denominata Monte Lupo o Ficarone. Nel catasto del 1859 \u00e8 erroneamente indicato come monte Lucco.- Villa Franchetti, residenza signorile di gusto neo-classico, edificata per volere dell’omonima famiglia baronale alla fine del sec. XIX\u00b0.<\/p>\n

      La Provincia di Terni ne ha la propriet\u00e0 e, con scelta di pessimo gusto, le ha mutato il nome, facendole assumere quello di Villalago. – Fonte del Lupo o del Ficarone, dal latino fons lupi. Si tratta di una sorgente che riforniva, mediante un acquedotto, il paese di Piediluco e dismessa in tempi non lontani. Secondo dati forniti dall’Ufficio Tecnico Comunale e riferiti da R. Riccardi, la portata normale era di 1-1,5 l\/sec, che in magra si riducevano a 0,5 l\/sec. Il Comune di Terni ha consentito l’edificazione di una civile abitazione al di sopra della sorgente che, ormai, si ritiene inquinata da colibatteri fecali.<\/p>\n

      Sarebbe auspicabile un intervento di bonifica. – Fosso del Ficarone o del Ficorone, dal latino classico ficus, dal latino volgare fica e dal dialettale ficora, che indicano l’albero ed il frutto del fico o luogo piantato a fichi. La fonte alimenta il fosso ed ambedue sono comunemente detti del Ficarone. – Voc. Fonte del Ficorone, vedi sopra. Nel catasto del 1658 vi \u00e8 censita una casa rurale con terra olivata di propriet\u00e0 della famiglia Palmari. – Voc. Presciano, dal latino “precarium”, “contratto agrario relativo all’usufrutto di un fondo del quale non si ha piena propriet\u00e0”. – Voc. li Frattacci o le Frattuccie, dal greco medievale “phraktes “o dal latino “fracta”, “macchia folta e intricata”.<\/p>\n

      Doveva trattarsi di una macchia che si estendeva ai piedi della strada Romana e della chiesa di S. Ermete, e lambiva voc. Campo Lungo. – Strada di Monte Luco o delle Frattuccie o delle Frattaccie, strada pubblica che dai piedi di colle Tanie conduceva fino alla Forca. Nei pressi della forca era denominata strada della Dogana vecchia. Rappresentava l’alternativa di fondo valle alla strada Romana, che segnava un percorso di costa. – Voc. l’Alferino, antroponimo dal latino “Alferinus”, dal gotico “Alfaharjis”, latinizzato in “Alferius “o “Alferinus”.<\/p>\n

      Nel catasto del 1677 \u00e8 censita una casa rurale diruta a voc. Alferino o Ficarone di propriet\u00e0 dei Farrattini. – Voc. Campo Longo o Lungo, dal latino “Campus Longus”. Nel catasto del 1748 \u00e8 censita una casa rurale della famiglia Montani, che nel catasto del 1834 sar\u00e0 detta Casa Bianca. – Voc. Monte Luco, dal latino “mons “e “lucus”, “bosco sacro agli dei”. Due sono i monti con lo stesso nome; questo si erge sul confine tra i territori del comune di Arrone e gli antichi municipi di Castel di Lago e Piediluco, nei pressi della Forca. – Voc. Monte della Rocca o Monte Luco, il monte sovrasta l’abitato ed ha dato nome al paese, che \u00e8 stato edificato ai piedi del monte Luco. Lo Statuto lo indica come monte della Rocca, in quanto questo nome si impose dopo la costruzione della rocca dei Brancaleoni, signori di Luco.<\/p>\n

      Tuttora, i nativi preferiscono chiamarlo “monte la Rocca”. Mentre, la parte del monte alle spalle del centro storico, detta “lu Colle”, ha dato nome alla chiesa parrocchiale di S. Maria del Colle ed alla piazza del Colle, ora piazza O. Bonanni. Nel catasto del 1611 l’odierna piazza era detta Ara del Colle. Negli anni ’40 si pose mano al rimboschimento del monte con la messa a dimora di pini, della specie “pinus nigra”, che sono essenze estranee all’ambiente. – La Piazza, prima della piazza del Colle o Bonanni, il tratto di strada che corre d’avanti alla gradinata della chiesa di S. Francesco era ritenuto la piazza del paese. – Il Pad\u00f9le, dal latino palus, “palude”; nel catasto del 1611 \u00e8 detto “Ara del Paludi”.<\/p>\n

      Il toponimo si riferisce ad una striscia di terreno, un tempo acquitrinoso, oggi destinato a giardini pubblici. Lo Statuto prevedeva il divieto di appropriazione dell’area da parte dei privati, qualora il terreno si fosse liberato dalle acque del lago. – Le Coste, dal latino costa, ripido pend\u00eco del monte della Rocca, al di sopra dell’abitato di Piediluco. – Strada delle Coste, vedi sopra. Si trattava di una mulatttiera che correva sopra l’abitato da porta del Carpine fino alla chiesa della Madonna della Porta. – Voc. Fonte delli Cani, il toponimo \u00e8 dato dal fosso che nasce dal monte Luco. In alcuni catasti \u00e8 indicato come voc. Fonte de’ Cani o Fonte di Lucano o Fonte Luc\u00e0nia. Il toponimo deriva da un'”erronea” interpretazione dei parlanti: smarritosi il significato del termine “lucanus”, lo si \u00e8 inteso come “lu-canus”, ovvero “lu cane”. Nel catasto del 1677 \u00e8 censita una casa rurale di propriet\u00e0 della famiglia Nobili, in seguito detta Casa d’Eusebio. – Voc. casa d’Eusebio, prende nome dal casale fatto costruire da Eusebio Nobile\/i da Castel di Lago, tra il 1658 ed il 1677.<\/p>\n

      L’edificio \u00e8 stato in epoca moderna trasformato per dar luogo ad una residenza estiva, che \u00e8 chiamata “cas’ Usepio”. Il vocabolo assunse questa denominazione nel XIX sec., perch\u00e8 in precedenza era ricompreso nel voc. Fonte delli Cani. Invece, nel catasto del 1783 \u00e8 detto voc. lo Schioppo dello Sciame; in altre carte \u00e8 detto lo Schioppo dell’Usciame, dal latino “scopulus”, “scoglio” e da “examen”, “sciame”. – Valle di ser Jaco, antroponimo desueto, ubicato tra Fonte dei Cani e Campo Longo. – Strada Romana, strada che dall’osteria saliva fino alla Forca. E’ pi\u00f9 volte citata come la strada che da Spoleto va a Rieti. Nella mappa catastale del secolo scorso \u00e8 detta anche Salara. Il tracciato \u00e8 stato, in gran parte, ripreso dall’odierna strada provinciale. – Fonte d’Erna o dell’Edra, dal latino “hedera”, sorgente presso casa d’Eusebio. – Voc. le Coronc\u00e8lle, dal latino corona, “corona di monti”. – Casale Coronc\u00e8lle, censito nel catasto del 1658 tra le propriet\u00e0 dei fratelli Stefano e Gabrielle Crisostomi. Tra breve l’edificio sar\u00e0 ristrutturato per destinarlo ad alloggio-vacanza. E’ comunemente detto casale del “Marinaro”, dal soprannome dell’ultimo affittuario.<\/p>\n

      Nelle vicinanze, la cattedra di Protostoria di Perugia ha individuato un sito preistorico. – Voc. Fonte della Mojia, dal latino “mollia”, “polla d’acqua sorgiva in un terreno acquitrinoso”. Nello Statuto sono citati il guado e la via della Moglia. – Strada della Mojia, che passa a monte del casale Coronc\u00e8lle e giunge fino a casa d’Eusebio. – Voc. Fonte dello Schi\u00f2vo, dal latino “clavus”, “chiodo”, e dall’italiano arcaico chi\u00f2vo. Con li “Schioi “si intende riferirsi ad un arbusto della specie “prunus spinosa”, il pruno selvatico, che ha frutto violaceo, rami spinosi, e che richiama i “chiodi”. E’ comunemente detta “fonte li Schioi”. – Voc. la Vignaccia, dal latino volgare “vinja”, “vigna”, usato nell’accezione dispregiativa. Presente nel catasto del 1748 per indicare un fondo in voc. Mazzelvetta, e nel catasto del 1783 per indicare un fondo tra Fonte dello Schi\u00f2vo e la sforcella di Castel di Lago. – Fonte li Trocchi, dialettale per trogolo, dal longobardo trog, “abbeveratoio in legno o recipiente ricavato da un tronco scavato, dove si pone il cibo per i maiali”.<\/p>\n

      Il toponimo si riferisce ad una fonte sita presso il casale Coronc\u00e8lle. – Voc. Fondo o Fonno di Palermo, l’antroponimo desueto, si riferiva alla fascia collinare compresa tra monte Mardiellu e Fonte li Schioi. Della famiglia Palermo\/i sono citati, nel catasto del 1748, tre fratelli, in qualit\u00e0 di eredi del padre Antonio. Ma, in quella data non risultano proprietari di quel fondo. Nel catasto del 1783 non vi \u00e8 traccia della famiglia, ma si cita il toponimo. – Fontanelle de’li fussitti, sorgenti presso il confine con Torre Orsina. – Forcella di Mascarone, che si raggiunge percorrendo la strada che da casa d’Eusebio conduce alla “sforcella “di Castel di Lago, detta di “Mascarone”. – Voc. Monte Mardellu o Mardiellu, oronimo che ha avuto “una vita molto tormentata”. I notai che redigevano i catasti non erano sempre originari di Piediluco e non interpretavano correttamente le dichiarazioni orali dei nativi; talora si industriavano ad italianizzare il nome dei luoghi, pervenendo a registrazioni fantasiose. Tanto che un toponimo veniva indicato dallo stesso notaio con numerose varianti, non rendendosi conto, all’atto di annotare le dichiarazioni dei diversi proprietari che, in realt\u00e0, quello indicato era lo stesso sito. A questo proposito abbiamo oscillazioni che vanno da voc. Margaello, Marguello, Margaelle, Marguelle, Marcajello, Margavello, Margaelli. Nella carta I.G.M. \u00e8 indicato come monte Mardello. Forse deriva dal latino “martavellus”, “speciale rete utilizzata per l’uccellagione e per la pesca”. Nello Statuto \u00e8 stabilita una multa di 10 soldi, pi\u00f9 1 soldo per ogni starna, catturata di frodo con il martavello. – Voc. Colle di Valle Gallo, dal latino “collis vallis galli”, il toponimo \u00e8 citato nello Statuto.<\/p>\n

      Talora \u00e8 denominato monte Gallo. E’ da osservare che in dialetto per indicare il gallo si dice lu galle; tanto che in alcuni catasti il vocabolo \u00e8 indicato come Colle di Galle Gallo. Mentre, nei catasti pi\u00f9 recenti, per erronea trascrizione dei notai comunali, viene censito come voc. Colle di Valle Valle. E’ comunemente detto Colle Valle. – Voc. il Casale, dal latino “casalis”, “costruzione rurale in muratura”, sito non lontano dal Colle di Valle Gallo. Citato nello Statuto del 1417; nel catasto del 1611 \u00e8 incluso tra le propriet\u00e0 Poiani-Farrattini. E’ da identificare nel casale, in seguito, detto del Rivo. – Voc. Valle Gallo, coll’istrumento rogato dal notaio Gio. Battista Elementi il 3\/9\/1651, Gabrielle Crisostomi acquista da Pietro Lelio Bracci una palombara sita a voc. Valle Gallo, dietro corresponsione di 140 scudi. La propriet\u00e0 consisteva in un casale con palombara detto il Cortone ed era attraversata da un fosso detto il Portone, che si immetteva nel lago Velino in localit\u00e0 il porto, detto di Portogallo. Nella mappa catastale originale del 1819 \u00e8 chiamato voc. la Palombara. – Voc. il Rivo, dall’omonimo casale, sito presso il rio del Cervaro. In questo vocabolo \u00e8 stato rinvenuto materiale preistorico. – Voc. Monte Oppio, dal latino populus, “pioppo”. I nativi lo chiamano mond’Oppio. Nello Statuto, l’oronimo \u00e8 denominato “monte Doppio”. – Cerrone delli Frati, dal latino cerrus, “cerro”. In questo sito era il fondo detto le Cese, di propriet\u00e0 del convento francescano, ubicato presso la cima di monte Oppio, del confine e del fosso. Era attraversato dalla strada per Torre Orsina. – Voc. Dicontro, dal latino contra, “collocazione di un luogo dirimpetto ad un altro”.<\/p>\n

      In questo caso il vocabolo \u00e8 situato al di l\u00e0 del lago, difronte al borgo. Nel catasto del 1611 era censita una casa rurale, con terra lavorativa, vignata e piantoni di propriet\u00e0 di Giuseppe Poiani, ultimo Signore di Piediluco, del ramo diretto della casata. – Voc. Colle Santo, dal latino “collis sanctus”. Il toponimo \u00e8 presente nei catasti come Colle Santi o Colle di Santo. Nel catasto del 1658 erano indicate due case rurali, con terra lavorativa e arborata, delle famiglie Almuti e Marinangeli. Secondo due storici reatini, Michaeli e Vittori, il toponimo piedilucano \u00e8 da collegare a Colle Santo presso Contigliano, a Voto di Santo ed alla Valle Santa di Rieti, luoghi in cui vi erano dei templi dei Sabini, eretti in onore del dio Sancus Sanctus. – Colle di S. Secondo, dal latino “collis sancti Secundi”. Prendeva nome dall’abazia ivi ubicata, risalente al XIV\u00b0 sec. e demolita alcuni decenni orsono, per dar luogo ad una residenza estiva. – Fonte di S. Secondo, piccolo fosso che prendeva nome dalla soprastante abazia. – Valle di S. Secondo, piccola valle attraversata dall’omonimo fosso. – Voc. la Croce o Forcella, dal latino crux e dal diminutivo di “furca”. La denominazione deriva dal crocicchio a nord di Colle Santo , o dalla strada detta del Capocroce, che da voc.<\/p>\n

      Dicontro sale fino alla forcella di Collestatte, detta, nello Statuto, “forcella della Rocca”. – Voc. Fonte del Prato, dal latino “fons prati”. Il toponimo \u00e8 citato nello Statuto. L’idronimo deriva dalla sorgente le cui acque dovevano confluire nella “forma”, che raccoglie le acque dei fossi, che discendono dall’Ara Vecchia e da Monte Castellano, ossia fosso Nobile, fonte La Quercia, fonte Sordiana, fosso le Felci, fosso di monte Castellano, fosso de li Pachi. La citata “forma” convoglia le acque nel braccio del lago detto Foss’ell’erba, ovvero Fossa dell’erba, detto anche della Fonte del Prato. La sorgente fu acquisita dal demanio delle Ferrovie e, mediante un acquedotto lungo 2 Km, riforniva d’acqua la stazione ferroviaria di Piediluco per l’approvvigionamento delle motrici a vapore. Dai rilevamenti svolti da Riccardo Riccardi risulta che “la portata della sorgente \u00e8 soggetta a notevoli oscillazioni; in periodo di massima magra (ottobre) vi ho misurato complessivamente 0,13 l\/sec; in aprile la portata risult\u00f2 di 0,21 l\/sec”.<\/p>\n

      La sorgente, da tempo dismessa, \u00e8 da bonificare. Nel catasto del 1783 \u00e8 censita una casa rurale di propriet\u00e0 della famiglia Cart\u00f2ni. – Valle del Prato, dal latino “vallis prati”, identifica una zona piana a valle dell’omonima fonte e prospiciente il lago, detta nello Statuto “Valleprata “o “Vallis Prate”. – Funno e Fosso di Capone, l’antroponimo si riferisce al fondo ed al fosso che anticamente era di propriet\u00e0 della famiglia Cappone\/i. Il toponimo \u00e8 chiamato nei catasti la Fallita di Capone. – Voc. le Paghette o le Pachette, dal latino medievale “pachecta”. Con “”li pachi o pachette” “si indica una zona non soleggiata, esposta a nord. Pachecta \u00e8 da collegarsi al dialettale a “pac\u00ecnu”, dal latino opacus, “luogo ombroso, a tramontana”. E’ citato a partire dall’edizione volgare dello Statuto. – Voc. Valle del Melo, dal latino popolare “melum”. Dal catasto del 1748 si desume che la valle \u00e8 attraversata dal fosso di monte Castellano. – Voc. Fonte Sordiana o di Sordiano, antroponimo, che indica una pluralit\u00e0 di sorgenti, ovvero le fonti Sordiane.<\/p>\n

      Gli anziani la chiamano fonte Sordiana; nei pressi vi scorre il fosso del fondo le Felci. – Monte Castellano, dal latino “castellanus”, ove si presume fosse ubicata una costruzione militare, che una ricognizione archeologica potrebbe accertare. – Voc. Valle Castellana, valle ai piedi del monte. – Li Carpinacci, piccola valle caratterizzata dalla presenza di una macchia di carpini, sita a settentrione del voc. Fonte del Prato, in direzione di monte Castellano. E’ forse da identificare con il pi\u00f9 antico toponimo di Valle Castellana. – Voc. l’Ara Vecchia, dal latino “area vetula “o “vecla”, “spazio aperto o pi\u00f9 semplicemente aia vecchia, cio\u00e8 lo spazio attiguo alla casa colonica ove si collocano i prodotti agricoli per essiccarli o lavorarli”. Nello Statuto ci si riferisce a voc. “Trescum”, termine di origine gota, che indica l’aia. Comunemente \u00e8 chiamato voc. la “R\u00e8cchia”. – Monte Cellone, forse dal latino “cella”, “deposito di alimenti”. In questo luogo potevano esserci dei depositi per l’immagazzinamento delle foglie di alberi da foraggio, che erano compresse in cavit\u00e0 naturali o artificiali, al riparo dall’aria.<\/p>\n

      Come ha scritto G. Salvi, in “Boschi: storia e archeologia”, “la sequenza del taglio prevedeva, che si iniziasse dai siti dove nebbia e rugiada accelleravano il deperimento della foglia, lasciando invece per ultimi i cerri delle zone pi\u00f9 soleggiate”. Il monte si trova sopra l’Ara Vecchia. Nei pressi vi sono due mulattiere: una conduce alla forcella del Diavolo, e di qui a Collestatte piano; mentre l’altra attraversa monte Cellone e si congiunge con la strada maestra per Collestatte, presso la forcella dei Cipressetti. – Scoppio Cervaro o Corvaro, dal latino “scopulus cervarius”, “scoglio cervaro”. Con la scomparsa dei cervidi dal territorio, i nativi sostituirono il termine Cervaro con Corvaro. Nei catasti il toponimo \u00e8 presente nelle due versioni. – Voc. Valle Accollata, dal latino “vallis “e “collis”. Si riferisce ad una striscia di terreno piano, presso la sommit\u00e0 del colle, sul confine col territorio di Collestatte, nella zona dell’Ara Vecchia. – Casetta Vannelli, fondo boschivo all’interno del voc. Ara Vecchia. Prende nome dalla famiglia Vannelli di Collestatte, gi\u00e0 proprietaria del fondo nel XVIII\u00b0 sec. – Voc. Cerri Alti, dal latino “cerrus”. Il cerro \u00e8 un albero che pu\u00f2 misurare da 20 a 30 m. di altezza. Il fitonimo indica una zona di montagna, che rivela la presenza di cerri di alto fusto. – Voc. Mazzelvetta, nei catasti \u00e8 presente anche nelle varianti di Mazzarvetta, e di Malselvetta. L’oronimo indica il monte Mazzelvetta, che potrebbe derivare da “mal”, termine preindoeuropeo che indica un monte e dal latino “silva”. Pertanto, potrebbe segnalare un monte con una piccola selva. Nel catasto del 1834 \u00e8 inclusa tra le propriet\u00e0 dei conti Pianciani una casa rurale, che \u00e8 stata recentemente ristrutturata. – Voc. Costa delle Marmore, dal latino “costa”, “ripido pend\u00eco di un monte”.<\/p>\n

      Negli antichi catasti \u00e8 indicato come Costa delle Marmora. – Voc. Colle del Porto, dal latino “collis “e “portus”, indica il colle sovrastante il porto della Comunit\u00e0. – Voc. Colli della Croce, dal latino “crux”, toponimo desueto, presente nel catasto del 1611. Prende nome da un crocicchio, posto a monte del Porto della Comunit\u00e0. Successivamente \u00e8 citato e conosciuto come Colli\/e del Porto. – Voc. il Porto, indica il porto sul fiume Velino, ove si svolgeva il servizio di traghettamento del fiume. Il servizio veniva concesso in affitto, ogni due anni. I proventi erano ripartiti a met\u00e0 tra il comune di Piediluco ed i conti Poiani-Farrattini e Pianciani. Il “passo della barca o passo di fiume” assicurava il transito per coloro che da Piediluco intendevano dirigersi verso Terni e viceversa. In questa localit\u00e0, nel 1868, nel corso dei lavori per la costruzione della strada Terni-Rieti, fu rinvenuto un dolio contenente ascie, punte di lancia, fibule, falcetti, chiodi, viti, coltelli, braccialetti, ecc… risalenti al IX\u00b0-VIII\u00b0 sec. a.c., reperti che sono noti con il nome di Tesoretto di Piediluco ed in buona parte conservati al museo Pigorini di Roma e parte a Perugia. – Voc. Cerasola, dal latino popolare “ceresia”, in dialetto “cerasa “o “cer\u00e8cia”, “ciliegia”, per l’aspetto delle bacche; in botanica tamaro. Nei catasti \u00e8 presente sia nella forma Ceresola che Cerasola. Nello Statuto \u00e8 denominato “ara de Ceresciola”; \u00e8 noto anche come voc. la Palombara. Nel catasto del 1658 \u00e8 censita una casa rurale bene dotale della moglie di Gioseppe Spica. – Voc. Fondo o Funno dello Spagnolo, dal latino “fundus”, “podere”. Il vocabolo prende nome dall’antroponimo Spagnolo.<\/p>\n

      Il fondo era parte integrante del voc. Cerasola, ed assunse una denominazione propria dopo l’acquisto da parte della famiglia Spagnolo da Arrone. Un Michele Spagnolo \u00e8 citato nel catasto del 1611. – Lu Canalone, canale artificiale realizzato dalla soc. Terni e che pone in comunicazione le acque del lago con quelle del fiume Velino. Il soppresso canale naturale, dalla lunghezza di circa 1 km., collegava il braccio di Fonte del Prato con il fiume Velino. A questo proposito, ci piace riportare una citazione desunta da “Terni – Cento anni d’acciaio” di Gisa Giani: “Nel 1925-1927 fu allargato il collegamento primitivo tra il Velino ed il lago di Piediluco che da qualche metro di larghezza fu portato ad oltre 20 metri; si rettific\u00f2, in parte, il corso del Velino, si costruirono dighe, bacini di presa, canali e gallerie. Nel 1969, con i lavori di raddoppio della Centrale di Galleto, il canale di collegamento tra il lago ed il fiume, fu portato ad oltre 40 metri ed il percorso del Velino fu completamente sconvolto al punto che il “letto” fu del tutto rifatto.<\/p>\n

      Sulle sponde del “nuovo” Velino furono piantati alberi di pregio come molte conifere, belle, ma completamente fuori habitat. – Strada del Ponticello, dal latino tardo strata e “ponticellus”. Strada che dal casale di Valle Gallo si dirige in direzione di Piediluco. La strada superava con un ponticello il corso del rivo Cervaro. Dopo il 1932, parallelamente alle acque del fosso, scorrono le acque del Nera che si immettono nel braccio del lago, detto de li “Punticilli”; nei catasti detto della Foce. Dal punto di vista ecologico \u00e8 da sottolineare che l’immissione delle acque del medio-Nera ha determinato una rilevante diminuzione della temperatura delle acque del lago, nonch\u00e8 l’immissione di sostanze inquinanti derivanti dai numerosi impianti di troticultura, presenti in Valnerina. – Voc. il Busseto, dal latino buxus, “bosso, arbusto sempre verde”. – Voc. il Cervaro, dal latino cervarius, “zona frequentata da cervi”. \u00c8 comunemente chiamato voc. la “Cervara”. Il toponimo \u00e8 anche indicato come I Quadri del Cervaro, dal latino “quadrus “e “quadratus”, “unit\u00e0 di misura di superficie”. – Voc. le Prata, dal latino “pratum”, “i prati”. Al presente, il sito corrisponde al parcheggio ed al campo di calcio. – Rio Cervaro, dal latino rivuS. Torrente che scende dal monte Lupo e sbocca nel ramo del lago detto appunto la Foce, o pi\u00f9 comunemente dei “Punticilli”.<\/p>\n

      Nello Statuto \u00e8 detto fonte “Cerbarri”, ovvero fosso del Cervaro. – Valle Avvallata, si tratta di una valletta che confina con il Rio Cervaro, voc. Macchia e voc. il Cervaro. – Porta del Carpine, dal latino “porta carpini”. Indica la porta d’accesso al paese, detta in seguito porta Spoletina, poi Ternana. Talora \u00e8 indicata come porta del Carpino. Nello Statuto \u00e8 detta Porta Magestatis, ovvero Porta della Maest\u00e0. – Strada del Carpine, dal latino strata. Indica la via che dalla Porta conduce al Ponticello. – Voc. la Maest\u00e0, dal latino “maiestas”. Il toponimo indica il sito della chiesa della Madonna della Maest\u00e0, edificata nel XIV\u00b0 sec., e dell’area acquitrinosa prospiciente il lago. Nella chiesa, fuori della Porta del Carpine o Spoletina, vi era un altare con l’icona della Madonna ed il bambino, S. Sebastiano ed altri santi. L’edificio, dopo secoli di scarsa manutenzione, fu restaurato prima del 1857. Da decenni non assolve all’antica funzione sacra. – Voc. Macchia, dal latino classico “macula”, poi “macla”, “tipo di boscaglia mediterranea costituito da suffrutici, arbusti e piccoli alberi in prevalenza sempreverdi”.<\/p>\n

      Il toponimo indica la costa del monte della Rocca esposta a nord e la sottostante valle. Nel catasto del 1859 si cita anche voc. Macchia Morta. – Colle dei Frati, dal latino “collis fratrum”. Il toponimo presente nei catasti dell’800, si riferisce ad un fondo con annesso casale che constava di una stalla, un forno e due stanze al piano rialzato. A partire dal catasto del 1658, il colle \u00e8 censito tra le propriet\u00e0 del convento dei frati francescani di Piediluco ed \u00e8 inserito all’interno del voc. la Macchia o Cervaro. Ai piedi del colle scorre il rio dei Frati. – Voc. li Cretacci, dal latino creta, “suolo argilloso”. – Voc. l’Alvaneto, dal latino tardo “albarus”. Secondo l’interpretazione di Carlo Battisti, il termine “\u00e0lvano” \u00e8 da riferirsi ad “ontano”, pianta delle betulacee, della specie “alnus”. Pertanto, il toponimo stava a segnalare la presenza di un ontaneto. – Voc. S. Adriano, dalla chiesa omonima, esistente almeno dal XIII\u00b0 sec. Il semplice beneficio di S. Adriano \u00e8 citato nei verbali delle visite pastorali del 1573, 1592, e 1596, e si desume che la chiesa era sprovvista di porta e di altare e “piena di sassi ed immondizie, che sembrava ridotta a stalla”. Talora il toponimo viene indicato come voc. Capocroce, per la presenza in loco di un crocicchio. E’ da sottolineare che il comune di Terni con “un ardito e sacrilego (!) intervento chirurgico” ha reso “transessuale” il toponimo, che negli atti ufficiali ha il nome di S. Adriana. Sui ruderi della chiesa \u00e8 stata edificata, alcuni decenni orsono, una civile abitazione (con buona pace della tutela dei beni culturali!) – Voc. Cesasindolo o Valleto del Ficarone, dal latino “caesa”, “tagliata” e dall’antroponimo Sindolo\/i.<\/p>\n

      E’ detto anche Valleto del Ficarone, in quanto si tratta di un terreno a valle della fonte e attraversato dal fosso del Ficarone. Il primo nome rinvia ad un intervento di disboscamento o di recinzione con siepi, forse sulla propriet\u00e0 della famiglia Sindoli di Miranda. Nei catasti ha grafia travagliata per l’assimilazione di nt in nd, e nd in nn. In questo vocabolo vi era una propriet\u00e0 del convento francescano con una fornace per calce. – Voc. Valle Spoletina, il toponimo si riferisce ad un fondo con case rurali, oggi disabitate, sito nella valle posta presso la strada Romana, che conduceva a Spoleto, o in senso inverso a Roma, passando per Rieti. Due case rurali di propriet\u00e0 delle famiglie Fabrizi e Palmari sono censite nel catasto del 1658. – Voc. Carnaro, dal latino “carnarium”, “cimitero o fossa comune”.<\/p>\n

      Il toponimo \u00e8 anche indicato come voc. Carnale. Designa un sito tra Colle Piciocchi e Colle Margarita ove si presume che in et\u00e0 medievale fosse ubicato il cimitero della corte di Cerione. – Voc. Colle Piciocchi, antroponimo riferibile alla famiglia Piciocchi o Piciocchio di Miranda. Nel catasto del 1859 \u00e8 erroneamente registrato come colle Picchiocchio o Picchio. Nel catasto del 1658 \u00e8 censita una casa rurale con ara di propriet\u00e0 di Fabrizio Fabrizi. – Voc. Colle Margarita, antroponimo da riferire a Margarita Fabrizi in Palmari. Nel catasto del 1677 \u00e8 censita una casa rurale, con terra lavorativa, alberata, vitata ed olivata di propriet\u00e0 di Margarita Fabrizi, ereditata dal nonno Bastiano Fabrizi. – Voc. Cerione, forse dal latino “acerus”, “acero”. In questo vocabolo era ubicata una corte, richiamata nella donazione fatta da Bernardo degli Arroni a favore dell’abazia di Farfa, nel 1028.<\/p>\n

      E’ comunemente detto voc. “Cirione”. – Colle Panetta, antroponimo, riconducibile alla famiglia Panetta, originaria di Castel di Lago. I Panetta avevano beni in questa localit\u00e0, prima del 1701, come si evince dal testamento redatto da don Matteo Palmari. – Strada di Colle Panetta, via di campagna che da colle Panetta conduceva a voc. Cerione. – Strada dei Muli, mulattiera che tagliava voc. Cerione e conduceva a colle Margarita. – Voc. l’Osteria, dal latino medievale “hostaria”. Il toponimo si riferisce all’antica osteria, presso ponte Catenaccio. Nei pressi \u00e8 ubicata la chiesa rurale dei conti Pianciani e Farrattini, edificata poco prima del 1748 e che stava sotto “il titolo e l’invocazione di S. Francesco da Paola e della Madonna di Loreto”. Sull’unico altare vi era dipinta l’immagine dei santi titolari, insieme a quella di S. Antonio da Padova.<\/p>\n

      L’edificio, gi\u00e0 adibito a stalla, \u00e8 attualmente inutilizzato. L’osteria vecchia, con aia, orto, terra e peschiera era censita nel catasto del 1611 tra le propriet\u00e0 dei Poiani-Farrattini. Successivamente, propriet\u00e0 indivisa con i Pianciani, era ceduta in affitto insieme alla gabella. Nel catasto del 1658 si attesta una casa rurale di propriet\u00e0 di Serafino Pasquetti. – Voc. la Mola o il Molino, dal latino “mola”. Il toponimo deriva dalla presenza di una mola o mulino da grano. L’edificio \u00e8 stato trasformato in una residenza estiva. Nel catasto del 1658 la propriet\u00e0 \u00e8 indivisa tra i signori Bagni ed i conti Farrattini, entrambi eredi dei beni della casa Poiani.<\/p>\n

      In questa zona \u00e8 stato rinvenuto materiale preistorico. – Voc. la Forma della Mola, fosso che scendeva dal Colle del Forcone attraversando Valle Spoletina, dove raccoglieva le acque della Fonte di Freno o di Colle S. Angelo, quindi raggiungeva la Mola. In questo luogo vi era il punto di confluenza con un altro fosso, a monte, detto di Bonacquisto. Quest’ultimo, allorch\u00e8 entrava nel territorio di Piediluco, con la sua energia idraulica muoveva le macine del mulino, quindi sfociava nel lago, nel braccio detto dell’Ara Marina. Da alcuni decenni, l’alveo del fosso di Buonacquisto, nel tratto di pertinenza del territorio di Piediluco, \u00e8 stato sciaguratamente interrato. Sicch\u00e8, ogni qualvolta vi \u00e8 un temporale, le acque del fosso vanno a confluire in quelle della “forma” di Mannocco, causando periodiche inondazioni dei terreni coltivati e del camping. – Strada della Mola, che dalla Mola conduce alla strada dell’Agnese, oggi dell’Ara Marina. – Ponte del Catenaccio, \u00e8 il ponte che sta sul confine tra il comune di Labro ed il territorio di Piediluco.<\/p>\n

      Rinvia ad una postazione di controllo del transito di uomini e merci. L’ufficio della gabella si trovava nella vicina osteria. – Voc. Agnese, il toponimo ricorda che in quel luogo sorgeva il borgo medievale di Agnese, del quale sono sepolte nel terreno le tracce materiali. Nello Statuto si cita la torre di Agnese. – Voc. il L\u00e8mite delle lenze, dal latino “limes”, “confine” e lintea, “appezzamento agricolo della misura di una lenza o di forma allungata”. Nel caso specifico si tratta della fascia di confine tra voc. Agnese ed il comune di Labro. – Voc. Forma di Mannocco. Il torrente \u00e8 chiamato rio Fuscello, nel Lazio. Prende nome dal monte Fuscello, che si trova presso Leonessa, e che era chiamato dai Romani “Fiscellus”. Nei catasti del comune di Piediluco e dai nativi \u00e8 chiamato “forma” di Mannocco”, dal latino volgare “manuculus”, “fascio di canapa o di legna minuta legata con vimini o pi\u00f9 propriamente covone”. In questo caso si fa riferimento ai covoni, che venivano confezionati nell’aia di Marino. – Voc. Collagnano, dal latino collis “agnanus”, che si ricollega a voc. Agnese. In questo vocabolo \u00e8 stato rinvenuto materiale preistorico. Nel catasto del 1834 \u00e8 censita una casa rurale dei conti Pianciani. – Voc. l’Ara Marina, dal latino “area “e dall’antroponimo Marino. “Ara Marini”: “aia di Marino”, presente nel catasto del 1658 e successivi. Il prospiciente braccio di lago \u00e8 comunemente detto dell'”Ara Marina”; nei catasti \u00e8 censito come lago di Agnese. – Voc. la Fontanella di Madalena, antroponimo, “piccolo fosso di Madalena”, presente nel catasto del 1658, ed in seguito indicato come voc.la Fontanella\/e. Il vocabolo confina con il lago e l’Ara Marina. Sul lungo lago vi era la strada comunale che si ricongiungeva con la strada della Mola. – Voc. Pantano o Pantana, da un tema mediterraneo “palta”, “fango”.<\/p>\n

      In questa localit\u00e0 \u00e8 in corso di completamento la costruzione di una piscina olimpionica. – I Quattro Quadri di Fontevecchia, dal latino “quadrus “e “quadratus”, “unit\u00e0 di misura di superficie”. Il toponimo compare nei catasti solo due volte e si riferisce ad un terreno ricompreso nel voc. Fonte Vecchia e prossimo alle rive del lago. – Voc. Fonte Vecchia, dal latino “fons vetula “o “vecla”; nei pressi del fosso si \u00e8 rilevato un insediamento preistorico. – Il Campo di S. Stefano, il toponimo si riferisce ad un piccolo fondo di propriet\u00e0 della chiesa, ormai scomparsa, di S. Stefano. – Il Vicolello o Vicoletto, diminutivo dal latino “viculus”. Indica una piccola strada che da Fonte Vecchia conduce a voc. S. Martino. – Voc. S. Martino, dal latino sanctus “Martinus”. Fino a pochi anni orsono era visibile un casale detto di S. Martino, poi demolito per dar luogo ad una lottizzazione. Nel catasto del 1748 \u00e8 censita una piccola casetta, con un pezzo di terra alberato e vitato, diviso dalla forma detta “la Campetta”, di propriet\u00e0 di Gio. Battista Penteriani. Voc. li Tesi, probabile fitonimo, dal latino “thesium”, “erbe perenni o annue di luoghi aridi o sassosi”. – Voc. Colle Miccinillo, diminutivo dal latino “mica”, “briciola”, incrociato con il termine piccino e pertanto sta per Colle Piccolino. Nei catasti \u00e8 registrato anche come voc. Colle Piccinillo o Piccinino. E’ presente nello Statuto nella forma di “Colle Miccianillo”. – Voc. Colle Tanie, dal latino “collis litaniae”, “Colle della Litan\u00eca”.<\/p>\n

      Nello Statuto lo si riconosce per il colle dove si conducono le processioni liturgiche. Infatti, l’oronimo \u00e8 indicato nei catasti anche come Colle Litan\u00ece. – Voc. la Casetta, dal latino “casa”, piccola casa rurale o stalla sul monte della Rocca, con terra lavorativa, alberata e vitata. Nel catasto del 1677 \u00e8 censita tra le propriet\u00e0 di Caterina Cioffi in Rossi. – Voc. Pisciarello, dalla voce onomatopeica pS. .pS. . che segnala una piccola sorgente o un rigagnolo d’acqua. Nel catasto del 1658 sono censite due case rurali con terra pergolata, olivata e lavorativa: una, con annessa ara, di propriet\u00e0 di Francesco ed Antonio Pasquetti, e l’altra di propriet\u00e0 delle Moniche, eredi di Ovidio Cioffi. – Voc. S. Lucia, il toponimo prende nome dalla piccola chiesa di S. Lucia, risalente al XIV\u00b0 sec. ed ora distrutta. Sulla cappella, chiamata comunemente “Maest\u00e0 di S. Lucia”, vi esercitarono lo juspatronato nel corso del XVIII\u00b0 e XIX\u00b0 sec. le famiglie Palmari e Sassi. Sulla parete vi erano affrescate le immagini di S. Lucia, S. Apollonia e S. Caterina v.m. – Voc. Porta di Porto Piano, dal latino “Porta Portus Plani”.<\/p>\n

      Il toponimo si riferisce sia alla fascia costiera pianeggiante fuori della porta, detta nei catasti recenti Reatina, sia all’unico approdo in luogo piano, in quanto il lungolago era cinto, come oggi, da muraglie di difesa degli orti. La Porta \u00e8 citata nello Statuto. A monte vi era la chiesa della Madonna della Porta, della quale, nel verbale della visita pastorale del 1573, si legge che: “Nell’oratorio di S. Maria della Porta sono solite accadere cose di tal natura, a causa di certi miracoli, che \u00e8 bene guardarsi da alcunch\u00e8 di superstizioso, che va contro le norme del concilio di Trento”. La chiesa continu\u00f2 ad essere oggetto di particolare devozione. Da una relazione dell’arciprete d. Flavio Crisostomi sappiamo che nel 1727 vi erano conservati “124 voti o vogliam dire miracoli in tavolette”. L’edificio era lungo canne 7 e largo 3. Le pareti erano completamente affrescate con immagini di Maria e del bambino, di S. Egidio, di S. Rocco, di S. Stefano, di S. Vito, di S. Lucia, di S. Andrea, di S. Michele Arcangelo, di S. Pietro e Paolo, ecc. Nel catasto del 1658 \u00e8 censita una casa rurale, presso la Porta, con annessa terra lavorativa, arborata ed olivata, di propriet\u00e0 di Gio. Battista Corradi.<\/p>\n

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      Toponomastica Storica Toponomastica storica di Walter MazzilliDal sito web > Introduzione Con le pubblicazioni “Per la chiesa di S. Maria del Colle” (Terni, 1991) e “La Giostra [Il presente saggio \u00e8 parte di un lavoro pi\u00f9 ampio di prossima pubblicazione.] (Terni, 1992) abbiamo ricomposto altre due tessere di un mosaico, che ha come soggetto il […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":0,"parent":0,"menu_order":0,"comment_status":"closed","ping_status":"closed","template":"","meta":[],"yoast_head":"\nToponomastica Storica - Pro Loco Piediluco<\/title>\n<meta name=\"robots\" content=\"index, follow, max-snippet:-1, max-image-preview:large, max-video-preview:-1\" \/>\n<link rel=\"canonical\" href=\"https:\/\/www.piediluco.info\/toponomastica-storica\/\" \/>\n<meta property=\"og:locale\" content=\"it_IT\" \/>\n<meta property=\"og:type\" content=\"article\" \/>\n<meta property=\"og:title\" content=\"Toponomastica Storica - Pro Loco Piediluco\" \/>\n<meta property=\"og:description\" content=\"Toponomastica Storica Toponomastica storica di Walter MazzilliDal sito web > Introduzione Con le pubblicazioni “Per la chiesa di S. 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